La strada infinita (The Endless Road)

un film di / a film by Alberto Valtellina e Paolo Vitali
Al cinema dal 3 ottobre 2023.
Qualifica di film d’Essai con delibera ministeriale del 31 gennaio 2024.
Il film è distribuito con sottotitoli per persone sorde.

Bergamo, cineteatro Del Borgo 10/2023,  1/2024; Politecnico di Milano, sede di Piacenza, Padiglione Vegezzi, 14/12/2023.
Festival: Open Your Eyes – cinema, ambiente e sostenibilità, Bergamo 3 ottobre 2023; XVII Istanbul International Architecture and Urban Films Festival (9-14 ottobre 2023); Mezzago (MB), Festival Terrestra, 11/2023; Università di Bergamo, rassegna “Moviescapes”, 12/2024.

«Ho spinto il lettore a immaginare quel vasto recinto di molti isolati e per quanto i recinti per il bestiame scomparissero nel Settanta, la configurazione è tipica della località, tuttora cosparsa di grandi costruzioni – il cimitero, l’ospedale Rivadavia, le carceri, il mercato, le scuderie municipali, l’ancor presente lavatoio di lane, la birreria, la villa di Hale – circondata dalla miseria di tanti destini mutilati».
Jorge Luis Borges, Evaristo Carriego

Sinossi
(English synopsis below)
Un antico asse territoriale lungo il quale si è strutturata una porzione della città. Proprio in virtù del suo rango la strada continuerà a svolgere un ruolo ordinatore, di armatura, anche in epoca moderna, diventando l’attestamento di una serie di grandi complessi e spazi che, a partire dalla seconda metà dell’800, attrezzano la città in espansione e danno forma alle nuove esigenze: l’ospedale psichiatrico, il cimitero, la fabbrica, il centro commerciale, il luna park. Luoghi che rifiutano la logica dell’omogeneità del tessuto urbano e si impongono come realtà coerenti e autonome. Eterotopie secondo alcuni autori, luoghi separati e diversamente regolati. In loro presenza la dissoluzione dello spazio che caratterizza la città contemporanea subisce un effetto moltiplicatore. I confini, già incerti, sfumano definitivamente, rendendo impossibile ogni delimitazione o attribuzione di pertinenza.

Synopsis
An ancient territorial axis along which a part of the city has been structured. By virtue of its rank, this road will continue to play an ordering role within the city, i.e. the role of a modern armour, becoming the testimony of large complexes and spaces that, since the mid-19th century, have articulated the expanding city and given shape to its new needs: a psychiatric hospital, a cemetery, factories, a shopping centre, an amusement park. These places reject the logic of urban homogeneity, imposing themselves as coherent, autonomous realities. Some authors call these (separate and differently regulated) places ‘heterotopies’. In these places, the spatial dissolution that characterizes contemporary cities is enormously amplified. Boundaries, which are in themselves uncertain, definitively fade, whereby any act of delimitation or attribution of relevance becomes utterly impossible.

 Pressbook in italiano a questo link

Musica Petra Valtellina (flauto), Bernardo Cencetti (pianoforte); Petra Valtellina e Filippo Mannucci Improvvisazioni al flauto; Attanasio Scimitarra (La casa di Borgo, In media virtus, Fabbricazione e riparazione); Signor K feat. Assalti frontali (Saremo tutto – Musica Walter Buonanno, testo Emanuele Belotti, Luca Mascini); fotografia e sonoro in presa diretta Alberto Valtellina, Carlo Valtellina; montaggio Alberto Valtellina; citazioni da L’invenzione del quotidiano di Michel de Certeau (Edizioni Lavoro, Roma); traduzioni Stefania Consonni; illustrazione Giorgio Carpinteri; produzione Alberto Valtellina.
Con Giovanni Nesi • Mara Benzinger • Maura Piccaluga • Armando “Lorenzino” Piccaluga • Stefany Piccaluga • Davide Sillan • Sabrina Bettoni • Petra Valtellina • Francesca Tasca • David Boutros • Paolo Vitali • Ksenia Tyukova • Federica Greca • Daniela Capelli • Giulia Sozzi • Carla Coletti • Francesca Belotti • Erica Guido • Silvia Beltrame • Nada Charara • Hakima Jemrane • Mame Ndiaye • Bouchra Gzouly • Kleita Saliu • Hilda Obasohan • Vanesa Gutiérrez • Manuela Armati • Barbara Airoldi • Paola Garofalo • Katia Sperandio • Monica Moschini • Luciana Pacucci • Pietro Elisei • Guia Gilardoni • Alberto Vergani • Elena Giunta • Paola Papetti • Matteo Bracelli • Laura Bonaita • Stefano Comi • Manuel Garattini • Damiano Maffeo • Claudia Ambrosini • Ennaji Ghali • Fatima Qarbach • Nourdine Lamoual • Wijdane El Mussabiq • Yolanda Victoria Repeto Mayo • Pinella Pirastu • Adama Belem • Sidiki Coulibaly • Nafatouma Toure • Seydou Guengane • Mariatou Bance • Cheikh Diop • Ndack Diakhate • Hamadi Hsini • Marwa Askri • Nadr Eddine Kahlaoui • Soukaina Tasdarte • Tony Owne • Abiodun Omo-Aiku • Jacopo – Luogo Comune • Emanuele Belotti – Signor K • Remigio Giacometti • Alessandra Gabriele • Monica Cerri • Gianfranco Caravita • Pasquale Pellegrino • Stefania Pellegrino • Andrea Chiodi • Stefano Cortinovis • Valeria Galbiati • Michela Conti • Irene Surdi • Adele Surdi • Nicola Facci • Dino Mangili • Valentino Gervasoni • Mario Pominelli • Gianbattista Algeri • Eugenio Riva • Alessandro Angioli • Giorgio Maffiuletti • Annalisa Zacheo • Renato Ferlinghetti.

NOTE DI REGIA
Per raccontare la “strada infinita”, abbiamo deciso di costruire un percorso a capitoli, alcuni dei quali favoriscono l’identificazione dei luoghi che indaghiamo, altri rivelano un punto di vista registico, che ha l’ambizione di portare verso una riflessione più ampia: se è vero che le aree indagate nascono progettate come autonome, lo sviluppo della città chiede il cambiamento. Attraverso gli incontri con testimoni – la relazione insistita, la macchina da presa esibita – proponiamo una lettura leggera, senza morale e moralismo, di un ambito territoriale di cui riconosciamo i tratti in molte città italiane.
L’obiettivo denunciato fin dall’inizio era quello di realizzare un film a tema urbanistico/architettonico che potesse coinvolgere lo spettatore, un road movie, un movie about one road, quindi abbiamo utilizzato senza troppi scrupoli diverse modalità proprie della struttura documentaria: modalità observational quando vediamo le operatrici sociali alle prese con il progetto di riqualificazione di un’ala dell’ex ospedale psichiatrico, intervista strutturata con la docente della scuola, chiacchiera con gelato con il ragazzo che non considera la strada oltre la gelateria “Gemma”, inserti fiction della giovane che “declama” citazioni da L’invenzione del quotidiano di Michel De Certeau. Una costruzione sbilanciata, ondivaga, che cerca però una solidità cinematografica mostrandosi aperta, con un codice di lettura immediato per lo spettatore.
Quale “prologo” incontriamo il proiezionista del cinema locale e mettiamo in scena una sorta di meta cinema senza pretese. Il proiezionista ci racconta che avrebbe voluto proiettare le pellicole «ma oggi è solo digitale» e ci avverte che «il Cinema è cinema solo al cinema», è poi invitato lal regista fuori campo a iniziare la proiezione, si presume de La strada infinita. Un giochetto bieco e scaltro, che cerchiamo poi di farci perdonare. Con modalità diverse incontriamo:
– una medievalista e un giovane (con tatuato sul braccio il nome della piazza) che decidono arbitrariamente dove per loro la via termini;
– sindacalisti nostalgici (e no) nella spianata che fu una grande fabbrica;
– uno studioso del territorio che parla di «una città d’acque»;
– operatrici sociali alle prese con un progetto di ristrutturazione;
– un giostraio e la figlia;
– un esule dalla Dalmazia dopo la Seconda Guerra Mondiale;
– un padre e una figlia alle tre di notte al mercato ortofrutticolo;
– un’insegnante, geografa, consapevole dell’uso degli ambienti scolastici: «non mancano gli spazi, ma bisogna dare vita, agli spazi»;
– un sociologo e rapper al cimitero che racconta i luoghi nati con un preciso piano di esclusione sociale;
– un architetto scontento di quanto il tempo si sia accanito su un suo progetto;
– dirigenti di una squadra di basket preoccupati a causa di un intervento urbanistico…
Testimoni che, seguiti dalla macchina da presa, ripercorrono questi spazi peculiari e li raccontano dall’interno, facendoci capire come la loro identità non sia più sovrapponibile a un’idea di luogo intesa come semplice porzione di spazio fisicamente limitata.
Nel film la narrazione procede alimentando e escludendo la dimensione documentaristica. Le informazioni sui luoghi, le storie sono veicolate nel modo meno oggettivo possibile. Se è vero che la modalità scelta pone difficoltà a volte significative, perché la voce fuori campo non è prevista per “sciogliere” i nodi nello sviluppo, è altrettanto vero che lo spettatore sente la vicinanza delle persone riprese, è in qualche modo invitato a fare parte di un dialogo.
Il film si sviluppa con una fotografia semplice, essenziale e attenta, anche per questo progetto abbiamo scelto di girare con la ratio 2,39:1, a valorizzare gli spazi. Nella sinossi del film Le traversiadi (2020), che raccontava una traversata sciistica, con vezzo cinéphile avevamo citato Fritz Lang, a cui Godard fa dire, in Le mépris, che il Cinemascope va bene per riprendere i serpenti, per parte nostra avevamo aggiunto che se va bene per i serpenti va benone anche per gli sci. Anche per la produzione de La strada infinita abbiamo mantenuto il rapporto 2,39:1 perché l’obiettivo finale è la sala cinematografica e il formato Scope, al di là di facili battute, ci pare dia respiro all’immagine proiettata sul grande schermo, mentre la chiude sul piccolo schermo. La presenza di schemi di montaggio inattesi aiuta l’autenticità del racconto, ne definisce la struttura aperta.
Il produttore e regista Alberto Valtellina ha un’esperienza trentennale da produttore cinematografico (a basso budget), da montatore cinematografico, organizzatore culturale e distributore cinematografico. Ha fondato la propria società nel 1995, dal 2018 lavora su progetti propri. La strada infinita è il sesto film di lungometraggio prodotto in autonomia (gli altri titoli: La bicicletta e il Badile, Le traversiadi, Il condominio inclinato, La scuola non è secondaria – questi quattro hanno ottenuto la qualifica d’Essai – Ritorno in apnea). La struttura produttiva piccola, slegata da vincoli di carattere economico o produttivo, permette un lavoro accurato e artigianale, più veloce nell’esecuzione e di buona qualità. Alberto Valtellina ha lavorato per quattro anni anche nel settore (complessissimo in Italia) della distribuzione cinematografica (ha portato nei cinema italiani, tra gli altri, il film di Sergei Loznitsa “Austerlitz” e il film di Ulrich Seidl “Safari”).


Clip “Fabbrica”:


Clip “Cimitero Monumentale”:


Clip “Centro commerciale”:


Clip “Mercato ortofrutticolo”:


Clip “Luna Park”:


Clip “Numero 153”:


Clip “Ex Ospedale Psichiatrico”:


Clip “Tattica e strategia”: