Era el azul
di Alberto Valtellina + Sergio Visinoni (Italia 2008, 73′)
Argentina, Valle Medio, Luis Beltrán. Un rabdomante nel deserto. Un artigiano esperto ittiologo. Le carpe: una piaga. La “Mojarra desnuda”, piccolo pesce, specie unica che vive solo in una sorgente nel deserto, sulla Meseta. Le opere idrauliche sul Rio Negro portano oggi l’acqua alle coltivazioni di patate di McCain, il maggiore fornitore di McDonald. Un meccanico, attore in un classico sainete, El conventillo de la Paloma. La direttrice di un minuscolo museo che dice: «noi bianchi siamo stati “quasi” più malvagi degli indios». Una musicista che ha lasciato La Plata, alla ricerca di un clima più salubre. Un agronomo, appassionato di organismi geneticamente modificati, che non ama gli ambientalisti. La vigna abbandonata, un tempo coltivata da un immigrato italiano che vinificava sul confine con il deserto. Un chacarero giocatore di paleta, trent’anni fa muratore a Buenos Aires. Un ex “intendente” che sa come cucinare le carpe. Incontri con alcuni abitanti di Luis Beltrán, minuscolo paese sull’isola di Choele Choel, Rio Negro, Patagonia Argentina.
Nel racconto del quotidiano si inseriscono temi complessi: l’ecologia, le tensioni sociali, l’identità del singolo nella comunità, la ricerca di un luogo giusto per vivere, il “lugar nel mundo”.
Il film, versione con sottotitoli italiani: